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Aspetti naturalistici

Le rocce calcaree che per la maggior parte compongono la Calvana e la sua struttura morfologica tipicamente carsica, contribuiscono a creare un ambiente peculiare che ospita una particolare flora, tipica dei terreni calcarei, con numerosi endemismi. Numerose sono inoltre le specie di uccelli e anfibi rare associate agli habitat particolari di questa zona.

Geologia

La dorsale della Calvana è costituita per la maggior parte da rocce calcaree (carbonato di calcio) e rocce marnose (carbonato di calcio con argilla), che hanno avuto origine come sedimenti su un fondale marino e che sono conosciute come Formazione di Monte Morello (in passato erano indicate come "Alberese" o "Calcare a Helmintoidi" per la presenza di tracce di vermi che abitavano le profondità marine). La Formazione di Monte Morello, insieme ad altre, costituisce il Supergruppo della Calvana.

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Le rocce che compongono la Calvana hanno la particolarità di consentire una circolazione idrologica profonda attraverso fenomeni di carsismo e attraverso piani di scorrimento che forniscono acqua alle sorgenti.

Il Carsismo è un fenomeno peculiare dei Monti della Calvana, infatti in nessun altro affioramento della Formazione di Monte Morello si trova uno sviluppo tale di questo fenomeno. La Calvana ospita infatti i fenomeni carsici più estesi delle province di Firenze e Prato, sia nelle forme di superficie ("campi carreggiati" -in foto- e doline) che in quelle sotterranee (grotte).

Sono circa 45 le grotte censite in questo territorio, e la più grande è quella di Sant'Anna Vecchia, con un dislivello di -212 metri e un'estensione di 658 metri.

Un'altra espressione dei fenomeni carsici di questa zona è visibile nei cosiddetti "inghiottitoi", aperture sul fondo delle doline, che danno accesso a grotte sottostanti.

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Proprio a causa della natura carsica di questo massiccio calcareo, i numerosi solchi vallivi che scendono dalle pendici, non sono ricchi di acqua come ci si potrebbe aspettare. La mancanza di acqua sopra i 400 mt sommata alla povertà di nutrienti, alla natura lapidea del suolo e alla sua aridità sono elementi che giustificano l'assenza di insediamenti agropastorali sopra la quota delle risorgive.

Dalle falde occidentali della Calvana sono diversi i fiumi che scendono ad alimentare il Bisenzio. Tra questi ricordiamo sicuramente il Rio Buti, località peculiare dell'intero massiccio carsico, che dal punto di vista geologico è una faglia che ha provocato la separazione dell'area di San Leonardo e Monte Cagnani, sulla dorsale Retaia-Poggio Cocolla. La faglia è diventata sede di un rio (torrentello), perché le acque superficiali, quando possibile, si incanalano lungo discontinuità tettoniche che sono linee di scorrimento agevolato. Lungo il Rio Buti si aprono diverse grotte, sia di risorgenza (Fonte Buia, Fonte Buia inferiore), che di assorbimento delle acque (Tana di Buti, Sifone della Biscia).

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Flora e vegetazione

L'attuale copertura vegetale dei Monti della Calvana è legata alla natura calcarea del suolo e ai numerosi interventi che le popolazioni locali hanno effettuato nel corso dei secoli. Testimonianze del susseguirsi di insediamenti umani che hanno colonizzato questa zona sono le sistemazioni agrarie ancora visibili sulle pendici quali i terrazzamenti, le opere idrauliche, la realizzazione dei pascoli di crinale e l'uso dei boschi.

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La presenza di coltivi è legata ad insediamenti umani passati che si sono avvicendati nel tempo. Dalle testimonianze rese dalla presenza di coloniche e muri a secco, è lecito pensare che le coltivazioni agrarie non superassero i 500/600 mt di quota a causa del carsismo del territorio e della pendenza dei terreni. La coltivazione era possibile grazie ad opere di terrazzamento dei terreni e le coltivazioni erano di tipo promiscuo con cereali e biade insieme a filari di viti, olivi e alberi da frutto.

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Attualmente con l'abbandono delle campagne, gli arbusti e il bosco tendono a riappropriarsi delle aree lavorate dall'uomo.

Nonostante i monti della Calvana si presentino geologicamente omogenei, sono spesso diversi dal punto di vista ecologico. I principali elementi che contribuiscono a determinare questa variabilità sono l'altitudine, l'inclinazione e l'esposizione dei versanti, umidità, rocciosità e fertilità dei terreni.

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Le pendici orientali dei Monti della Calvana risultano coperte da vegetazione decidua caducifoglie (querceti di latifoglie decidue a dominanza di roverella) e nelle basse pendici della parte meridionale ritroviamo vegetazione sclerofilla tipica della zona mediterranea. Nei versanti occidentali e settentrionali troviamo invece boschi misti a dominanza di cerro. Sulla sommità invece si trovano boschi di carpino bianco (in particolare a settentrione) e boschi di nocciolo che nella zona di crinale si inseriscono nelle zone dei solchi di erosione. Proprio in questi boschi trovano rifugio alcune specie erbacce poco comuni nel nostro territorio, tra cui l'isopiro comune, Corydalis cava e Corydalis lutea, Anemone
narcissiflora.

Localmente sono presenti anche boschi di conifere che sono il risultato di opere di rimboschimento effettuate a partire dagli anni '30 sui pascoli del versante mugellano e che vedono presenza di Pino nero, Abete rosso e Abete bianco.

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L'ambiente sicuramente più caratteristico e affascinante è quello dei prati. Queste distese prative che si sviluppano sul dolce crinale ondulato della dorsale di questi monti costituiscono un ambiente estremamente interessante dal punto di vista floristico, cromatico e paesaggistico. La loro origine è dovuta alla degradazione dei boschi che in un lontano passato ricoprivano le sommità di questi monti, dovuta sia all'intervento dell'uomo (taglio del bosco per realizzazione pascoli, incendi) che a causa della natura del territorio e dell'ambiente (carsismo, rocciosità). Il quadro complessivo che si può ammirare di questi prati è fortemente variegato nei colori, grazie alla presenza di diverse erbe o fiori, tra le quali possiamo citare il forasacco eretto, il paleo, la codolina comune, lo sferracavallo, il trifoglino selvatico con i suoi fiorellini gialli, l'astragalo rosato o cicerchia di Montpellier, la piantaggine ad orecchie di lepre, il ginestrino e le numerose orchidee che in questi ambienti trovano un habitat ideale. Tra le orchidee sono presenti l'orchidea maggiore e il satirio o panuncolo.

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Questi prati non sono continui, ma presentano delle discontinuità dove si inseriscono arbusteti (generalmente composti da rosa canina, prugnolo, ginestra di Spagna, rovi, biancospino, arbusti singoli esemplari a portamento arboreo di biancospino o individui di ginepro comune). Gli arbusteti sono sia una degradazione del bosco di latifoglie che un'evoluzione dei campi abbandonati.

Le praterie sommitali devono essere salvaguardate perché oggi stiamo assistendo ad un fenomeno che porta la vegetazione a richiudersi in mancanza di quella cura che si aveva un tempo per quest'area che veniva coltivata a fienagione e utilizzata in maniera più estesa per il pascolo degli animali. La degradazione dei prati può portare ad una perdita di biodiversità che deve essere evitata. Anche per questo motivo la Comunità Europea ha promosso un progetto di conservazione e salvaguardia di questi habitat dichiarando questi particolari ambiti territoriali "Siti d'Importanza Comunitaria" (SIC).

Fauna

La fauna dei Monti della Calvana forma una comunità biologica variegata e ricca di elementi di pregio dal punto di vista naturalistico. Si tratta di un’entità dinamica che si evolve continuamente anche in base alle attività umane (agricoltura, pastorizia, silvicoltura) e al mutamento degli ambienti naturali. La dorsale calcarea ricca di cime, coperta da aree boscate, da arbusteti o da prati, presenta un’ampia gamma di habitat adatti al ciclo biologico di molte specie.

Gli habitat delle praterie sono abitati da numerosi uccelli rari, alcuni dei quali inseriti anche nelle liste rosse europee, come: ortolano, culbianco, calandro, tottavilla, averla piccola, codirossone, falco pecchiaiolo, biancone. Uno tra i più grandi uccelli di questi habitat è sicuramente il fagiano.

Nei boschi la fauna si diversifica spesso in base alla tipologia e all’ecologia del bosco. Oltre agli elementi caratterizzanti del bosco stesso, quali sviluppo aereo della vegetazione, natura del substrato e struttura della vegetazione, altri elementi influenzano la diversa popolazione dei boschi, come ad esempio la quantità di luce che filtra al suolo, la presenza o meno di lettiera o di uno strato erbaceo, la presenza di strati di vegetazione intermedia e lo spessore dello strato dominante della vegetazione e la sua densità, elemento che spesso viene usato da insetti e uccelli per nidificare e spiccare il volo.

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Tra i mammiferi che abitano i boschi della Calvana possiamo trovare: tasso, volpe, istrice, lupo (alcuni segni della sua presenza sono riscontrabili sul crinale che va da Monte Maggiore a Monte Cantagrilli), cinghiale, cervo, capriolo, scoiattolo, lepre e piccoli roditori. Da segnalare la presenza di pipistrelli in corrispondenza dei complessi carsici e di edifici abbandonati.

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In un terreno così arido e inospitale i pochi ruscelli rappresentano l’habitat ideale con condizioni ottimali per la vita di specie anfibie rare e sensibili. Nelle pozze del Rio Buti e di altri corsi d’acqua che scendono lungo le pendici, si incontrato anfibi di interesse naturalistico, tutelate da direttive europee come la salamandrina dagli occhiali e l’ululone dal ventre giallo. Oltre a queste, troviamo anche il geotritone italiano, il tritone punteggiato, il tritone crestato italiano, la raganella italiana, la rana appenninica, il rospo comune e le rane verdi.

Tra i rettili presenti nella zona ci sono la vipera (unica specie velenosa), il biacco, la natrice dal collare, il saettone o colubro di Esculapio, la lucertola campestre, lucertola dei muri e il ramarro.

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Sulla Calvana è ancora presente, anche se in maniera molto ridotta rispetto al passato, l’allevamento di una razza bovina autoctona. I bovini di razza Calvana o Calvanina, sono imparentati con quelli di razza Chianina, vivono allo stato semibrado dato che sono animali da carne, non da latte, e per questa ragione non hanno necessità di rientrare in stalla per la mungitura. Questa razza è stata riscoperta e rivalorizzata di recente, dopo che se ne era quasi rischiato la scomparsa.

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I cavalli selvaggi

La presenza di cavalli allo stato brado è sicuramente uno degli elementi che più affascina chi si trova a percorrere la Calvana. Questi animali derivano dai cavalli dei pastori che sono stati abbandonati con la cessazione delle attività pastorali e che si sono progressivamente inselvatichiti. La loro presenza è principalmente concentrata nella zona del Monte Maggiore e Poggio Mandrioni, ma anche Monte Cantagrilli si sta ripopolando di questi animali (attualmente si contano infatti 7 esemplari in questa zona).

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La salvaguardia di questi animali è molto importante ed è ad oggi portata avanti da alcune associazioni locali che si stanno impegnando perché possano ottenere lo status di animali selvatici. Questo riconoscimento è fondamentale per poter accedere a quei sistemi di protezione, salvaguardia e tutela dedicati appunto agli animali selvatici. I Cavalli della Calvana sono considerati ancora animali domestici e non godono di alcuna forma di salvaguardia e tutela se non quella portata avanti da volontari.

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